Betty aveva guidato
in silenzio per la quasi totalità del viaggio, per raggiungere l'ultima casa,
l'abitazione delle vacanze di McAvery. La nebbia avvolgeva ancora ogni cosa, ma
fortunatamente non pioveva. Di tanto in tanto Betty sorseggiava del Rum, il suo
alcolico preferito, per scaldarsi dall’umidità che le penetrava nelle ossa.
Betty pensò alla sera precedente, lei e Conrad erano andati al King, per
ascoltare del buon jazz. Un uomo sulla quarantina l’aveva osservata maliziosamente
per tutta la serata, se non ci fosse stato Conrad, forse ci sarebbe stata. Da
tempo non trascorreva una sana notte di sesso. Questo pensiero, la portò all’ennesima
Philip Morris.
Nel frattempo macchine
arrugginite ed ammaccate sbucavano improvvisamente dalla nebbia, ma Betty
continuava a schiacciare sull’acceleratore. Conrad era ammutolito, intimorito
dalla veemenza con cui Betty lanciava la vecchia Aston Martin.
Erano dunque arrivati
verso le otto del mattino: davanti a loro si stagliava il lago, ed a sinistra
si ergeva una bellissima casa color beige, molto elegante, col tetto spiovente
e circondata da un prato verde. Betty parcheggiò vicino al lago, nel vialetto
che aveva andamento circolare, per poi ricongiungersi col vialetto d'ingresso
all'abitazione. Conrad la guardò per qualche secondo.
"Sei sicura... vuoi
che venga anch'io?”
“Non avrebbe senso,
rimani qui a controllare che non arrivi nessuno, se vedi qualche macchina in
lontananza che si avvicina mi chiami al cellulare. Poi metti in moto e fai finta
di essere un turista che si è perso, ed ha voluto fare qualche foto, io me la
caverò, cercherò di uscire dal retro e ti raggiungerò dopo... Andrà tutto bene,
Conrad.”
”Non fare cazzate,
intesi? Se senti qualsiasi rumore... corri e vai via. Mi trovi qui, ok?”
Betty annuì e scese
dall'auto, Conrad andò a sedersi al posto di guida e accese la radio, tenendola
a basso volume. La ragazza camminò lungo il vialetto e osservò porta principale
e finestre, nel tentativo di scorgere qualche movimento sospetto. C'era una
calma totale, il silenzio più assoluto, nessuna luce e nessun movimento. Tentò
di aprire la porta forzando la serratura, senza fare eccessivamente rumore, ma
non ottenne nessun risultato. Infine vide una finestra aperta di pochissimi
centimetri, così si avvicinò e la sollevò. Con molto sforzo e molta pazienza,
riposandosi un paio di volte, riuscì ad ottenere uno spiraglio che le
permettesse di passare.
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