martedì 15 novembre 2016

July Melrose.


July Melrose uscì dall'Amperstand, verso le cinque del mattino. Non c’era la solita nebbia, ma il cielo era coperto da nuvole minacciose, ed in lontananza si sentivano tuoni che non lasciavano presagire nulla di buono: sarebbe stata una giornata di pioggia, ed in quei momenti ricordava sempre i giorni dell’uragano Katrina, quando aveva perso suo fratello Johnny. Il cuore, allora, le si riempiva di tristezza.
Stava già immaginando di sprofondare nel calore del suo letto, mentre attraversava a passo svelto il parcheggio dinanzi al nightclub. Quella volta aveva parcheggiato lontano e ciò non le piaceva affatto, soprattutto quando cominciò a sentire dei passi alle sue spalle. Rallentò la sua andatura e si voltò, ma non vide nessuno, solo il parcheggio deserto. Rimase a guardarsi intorno per un po', cercando di notare anche il più piccolo dettaglio, poi ricominciò a percorrere la breve salita che l'avrebbe portata verso la sua automobile, finché non risentì quei passi, accompagnati da una risata maschile.
Il cuore cominciò a batterle sempre più forte, rallentò nuovamente il passo e in quel preciso momento decise di correre. Nello stesso momento sentì dei passi veloci e lo spostamento d'aria alle sue spalle le fece capire che qualcuno cercava d’afferrarla. July urlò,chiese aiuto, ma non c’era nessuno.
Arrivò a pochi passi dall’automobile, quando notò i fari di una macchina in fondo alla strada sempre più vicini. Un sorriso comparve tra le sue labbra e non si rese nemmeno conto di essersi bloccata, lasciando tempo d’azione al suo aggressore.
Cominciò a sbracciarsi per chiedere aiuto, ma l'auto corse ad estrema velocità e le andò contro, colpendola alla gamba e al lato sinistro del corpo. July venne sbalzata indietro e cadde pesantemente sull'asfalto, mentre l'auto che l'aveva investita si fermò emettendo un forte stridore.
 July si lamentò e tentò di alzarsi, ma il bacino le faceva troppo male. In quel momento lo vide. La vista era annebbiata ma riuscì a scorgere alcuni tratti del viso: un uomo dai capelli chiari, magro e col naso affilato: la prese per la collottola e cominciò a scuoterla, sbattendole la testa sull'asfalto.
“Puttana! Cosa ci facevi a casa mia?”
“Io... io... basta...per favore, basta...”
Ma l'aggressore continuava a sbatterle la testa sull'asfalto, rannicchiato sopra di lei e fissandola con sguardo pazzo e carico di rancore.
“Puttana! Mi hai rovinato!”
July perse conoscenza pochi secondi prima di sentire quelle parole; l'aggressore prese un coltello da macellaio e dilaniò il suo corpo con una ventina di coltellate. Dunque si alzò e corse via, salendo nuovamente sulla sua auto. Il corpo esanime e sanguinante di July Melrose rimase disteso sull'asfalto, quasi in mezzo alla strada, finché mezz'ora dopo non venne notato da una pattuglia della polizia che sorvegliava la zona.

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