martedì 15 novembre 2016

Perseveranza

Aveva voglia di raccogliere l’oggetto, ma pensò che forse avrebbe dovuto chiamare la polizia. Si buttò per terra e rimase così, a pensare sul da farsi: in pochi secondi, tutte le sue convinzioni si erano rivelate vere. Tuttavia, pensò, McAvery poteva frequentare un’altra donna, che magari aveva dei bambini. Doveva restare calma, e non azzardare nessuna conclusione.
 Dopo qualche minuto si calmò e cominciò a guardarsi intorno, finché il suo sguardo non cadde sul pavimento e qualcosa attirò la sua attenzione. C'era una sorta di quadrato dove il contorno delle mattonelle si faceva più chiaro; con le dita seguì il contorno, era come se al di sotto ci fosse un gradino. Sempre più velocemente cercò di aprire quella che secondo lei era una botola, convincendosi che le bambine fossero nascoste là.
Stava per perdere ogni speranza, finché non le venne in mente di spingere quel quadrato, così sentì un ‘clic’ e la botola si scostò dal pavimento; la sollevò e si trovò dinanzi ad una rampa di scale.
 “O mio Dio... le ho trovate!” Sussurrò. Cominciò dunque a scendere le scale lentamente, e si ritrovò avvolta dall’oscurità più totale, respirando un forte odore acre di umidità.
Cercò la torcia nella tasca della giacca e l’accese dinanzi a sé: si trovava in un ambiente edificato successivamente, scavato dall'interno della camera da un letto per creare un apposito nascondiglio. Era un ambiente di pochi metri quadrati, buio e con una finestrella su una parete da cui entrava un po' di luce; illuminò il pavimento intorno a sé, finché non vide un lettino che si trovava in un cantuccio scavato nella roccia, una sorta di culla, ed un corpicino raggomitolato su di esso, voltato verso il muro.
Betty spalancò la bocca, incredula dinanzi ad un così orrendo spettacolo; si avvicinò alla bambina e le tastò il polso, sospirando e rendendosi conto che era viva, probabilmente solo addormentata. Prese la piccola tra le braccia, e le passò le mani sui capelli.
 “Mamma...” sussurrò la piccola.
“Ti ci porto subito, tesoro, non dire più nulla...”
La piccola era sudata e tremante, con gli abiti e i capelli sporchi, Betty la tenne in braccio e con fatica riuscì a risalire, rientrando in camera da letto. La fece sedere e si rese conto che era pallida, ed i capelli spettinati e pieni di nodi.
 “Devi dirmi dov'è tua sorella...”
La bimba la osservò impaurita ed intimidita.
“E' qui anche lei?” Niente, nessuna risposta.
Betty scese nuovamente nel nascondiglio e la cercò dappertutto, ma non la trovò.
Infine risalì, richiuse la botola e si sedette proprio dinanzi alla bambina, osservandola per un po'. Cos'avrebbe dovuto fare? La bambina si era distesa sul pavimento ed osservava il suo piccolo dito mentre passava tra una mattonella e l'altra, guardando di tanto in tanto Betty con curiosità.

Fu in quel momento che Betty decise di agire: prese il cellulare e chiamò la centrale di polizia, chiedendo di farsi passare il tenente Desauge.

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